Performance ESG e pianificazione strategica per le PMI

Performance ESG e pianificazione strategica per le PMI

Al giorno d’oggi, le attività economiche devono fare i conti con la propria Corporate Social Responsibility. Se, storicamente, l’unico scopo aziendale era quello di creare valore per gli azionisti, oggi risulta necessario perseguirlo congiuntamente agli obiettivi afferenti alle aree che generano più impatto nei confronti dei portatori di interesse: Environmental, Social, Governance.

La crescente rilevanza del tema è confermata dall’evoluzione della normativa in materia, sempre più volta ad un’obbligatorietà della disclosure sulle tematiche di sostenibilità. In Italia, a partire dal 2016, gli enti di interesse pubblico (a prescindere dalla dimensione), e le aziende quotate con almeno 500 dipendenti e un attivo di stato patrimoniale superiore a 20 milioni di euro o, in alternativa, ricavi netti superiori a 40 milioni di euro, devono rendicontare la propria performance ESG redigendo la Dichiarazione Non Finanziaria. Questo tipo di informativa potrà essere utile anche, ad esempio, nelle relazioni col mondo bancario che si sta sempre più avvicinando alla definizione di criteri ESG da rispettare soprattutto nell’ambito di concessione dei finanziamenti.

A livello europeo, nel 2015 le Nazioni Unite hanno introdotto i 17 Sustainable Development Goals (SDGs), parte del piano d’azione Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile. Per le aziende, questi goals rappresentano dei parametri da perseguire per la transizione verso un mondo più sostenibile.

Un’altra novità è data dalla Taxonomy regulation, (entrata in vigore a luglio 2020), il primo sistema di classificazione delle attività economiche basato su obiettivi a carattere ambientale ma, soprattutto, un framework che deve essere utilizzato dagli investitori nelle proprie scelte con l’obiettivo di far confluire maggiori risorse in attività environmentally sustainable.

Raggiungere livelli ottimali di performance ESG non è però un obiettivo semplice e banale: richiede investimenti mirati in termini di risorse e tempo, unitamente alla definizione e all’implementazione di una strategia dedicata. Perseguire un impegno di questo tipo può quindi rivelarsi estremamente difficile in termini di pianificazione e di entità degli investimenti richiesti, in modo particolare per le PMI.

Secondo i sostenitori del mondo ESG, un’azienda dovrebbe perseguire un impegno di questo tipo per sfruttare la correlazione positiva esistente tra performance ESG e incremento del valore aziendale.

È necessario fare chiarezza su questo punto ponendosi la seguente domanda.

  1. Questa relazione è confermata dal supporto empirico? È sempre vero che impiegando risorse per migliorare le proprie performance ESG si è in grado di generare contemporaneamente valore per l’azienda e per gli stakeholder?

Aswath Damodaran, professore alla Stern School of Business, ha espresso un parere critico sul movimento ESG e sugli apparenti benefici che un focus aziendale in questo ambito dovrebbe generare in capo alle imprese, agli investitori e agli stakeholder in termini di creazione del valore. È possibile riassumere il suo pensiero in quattro punti principali.

  • L’evidenza della correlazione tra impegno ESG e benefici per le aziende non è così solida. L’esperto indiano esprime dei dubbi riguardo due concetti: la causalità della relazione (un’azienda genera valore perché opera in maniera socialmente responsabile o il contrario?) e la propensione di alcune aziende con determinate caratteristiche ad essere più adatte al mondo ESG (piccole dimensioni, business di nicchia, società private).
  • I metodi di misurazione delle performance ESG sono ancora troppo soggettivi e mancano di chiarezza. È difficile identificare delle variabili quantitative in grado di misurare le performance sociali di un’azienda. Inoltre, Damodaran fornisce evidenza sul fatto che i rating ESG crescano al numero di variabili incluse nell’indice.
  • L’importanza della questione morale. Un attore economico può prendere decisioni secondo il proprio codice morale, consapevole che queste avranno un effetto sul valore dell’azienda. Di questo però dovrà rendere conto agli azionisti, non agli enti ESG specializzati.
  • Chi ne beneficia in modo maggiore non sono le aziende che investono per migliorare le proprie performance ESG. Damodaran identifica nelle società di consulenza ESG, negli enti di certificazione e misurazione delle performance ESG e nei fondi di investimento ESG i soggetti che più beneficiano di questa nuova corrente.

L’esperto indiano sottolinea come considerare veritiera in modo assoluto la tesi per cui operare in modo responsabile rispettando standard ambientali, sociali e di governance garantisca ad un’azienda di generare valore per gli azionisti e per tutti gli stakeholder sia fortemente sbagliato. Oggi, i temi ESG ricoprono un ruolo centrale cui viene data crescente rilevanza ma, allo stesso tempo, vanno contestualizzati nel mondo delle imprese, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti della pianificazione strategica.

Cogliendo lo spunto offerto dal primo dei quattro punti elencati e considerando il target di aziende con cui Strategya si trova quotidianamente a collaborare, riteniamo a questo punto interessante porre la seguente domanda:

  1. In che modo l’avvento della corrente ESG può influire nell’attività di pianificazione strategica nel caso specifico delle PMI?

Se, infatti, un’azienda di medie/grandi dimensioni ha sicuramente a disposizione le risorse necessarie per adattarsi ai nuovi paradigmi ESG, congiuntamente alla presenza di un’organizzazione interna strutturata che rende più facile la possibilità di inserire al proprio interno una figura dedicata (sustainability manager), per le PMI raccogliere la sfida ESG è decisamente più complicato. A conferma di questo, come visto in precedenza, le principali normative in merito si rivolgono alle aziende che superano determinati parametri o a fondi di investimento che operano su larga scala.

Nonostante ciò, le PMI non devono considerare gli ESG come un concetto che non le riguarda ma, al contrario, come un’opportunità da cogliere. Secondo Damodaran, infatti, per le piccole imprese è più facile sfruttare la correlazione esistente tra agire in modo sostenibile e crescita del valore aziendale, per due motivi:

  • Un effetto positivo può essere generato anche da un limitato aumento degli investimenti da parte degli investitori o dei ricavi da parte dei consumatori.
  • Se il prodotto è offerto ad una nicchia di mercato, la scelta di agire in modo sostenibile non metterà l’impresa di fronte a dei compromessi. Cosa che si verificherebbe, per forza di cose, in presenza di una base di clientela ampia e fortemente diversificata.

L’attività di pianificazione strategica nelle PMI deve quindi considerare i parametri ESG come possibili driver di crescita di una società. Data la centralità del tema nel dibattito economico attuale, per i nostri clienti è necessario un avvicinamento al mondo della sostenibilità per motivi di brand reputation ma anche come “percorso formativo” in vista di una possibile estensione alle PMI della normativa in materia di rendicontazione ESG.

References

https://aswathdamodaran.blogspot.com/2020/09/sounding-good-or-doing-good-skeptical.html

https://aswathdamodaran.blogspot.com/2021/09/the-esg-movement-goodness-gravy-train.html

https://aswathdamodaran.blogspot.com/2022/03/esgs-russia-test-moment-to-shine-or.html

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